La questione migranti continua ad occupare le prime pagine dividendo la politica sulle scelte del Governo che intende fermare l’onda migratoria irrigidendo norme e comportamenti.
In verità si dichiara che si vogliono fermare i flussi di immigrazione irregolare, mentre si vorrebbero potenziare quelli regolari ha dichiarato il Ministro Lollobrigida aggiungendo però che non c’è nessun piano. Pare di capire, secondo quanto riportato dall’Ansa, che sarebbero ben 500.000 le «richieste di ingressi sul nostro territorio nel settore della produzione, nei trasporti, in agricoltura, nel terziario e via così», avrebbe precisato il Ministro. Una domanda ben più alta di quella che possono soddisfare i flussi attuali che viaggiano su livelli molto distanti. Insomma, la regolamentazione dei flussi migratori non sta funzionando secondo ActionAid, si legge in un articolo del Redattore Sociale.
A fronte di tutto ciò non può non far riflettere – anche volendo accantonare per un momento la discussione sulla doverosa accoglienza da riservare, come paradigma di civiltà e di umanità, nei riguardi di donne, uomini e bambini che fuggono da guerre, soprusi e violenze, ingiustizie, povertà e dittature – la circostanza che nel mondo si stia combattendo una guerra per attrarre immigrati.
A rendere più complessa la questione c’è poi l’idea (distorta) secondo la quale saremmo invasi da migranti, una percezione diffusa che continua a crescere malgrado sia contraddetta dalle statistiche. Se ne parla poco però.
C’è carenza di manodopera e la competizione – che si è scatenata sin dalla fine del secolo scorso per attrarre, in un mondo globalizzato, i migliori talenti manageriali divulgata da un piccolo volume di grande successo scritto da un team di consulenti e ricercatori della McKinsey– ora si sta spostando a «una gamma molto più ampia di migranti con competenze diverse, dalla produzione all’assistenza infermieristica e all’edilizia», riporta Sarah O’Connor sul Financial Times. Le motivazioni sono carenza di manodopera e pressioni demografiche. Canada, Germania e Australia sono i paesi che stanno “dando la caccia” più di altri ai lavoratori immigrati, con politiche intese a rendere norme e sistemi che regolamentano l’immigrazione meno complesse e più attraenti per il lavoro qualificato. Si legge anche che il Regno Unito sia tra i primi dieci paesi al mondo più attrattivi, secondo una classifica OCSE, con oltre mezzo milione di immigrati qualificati. Gli altri paesi ricordati viaggiano su dimensioni non distanti da questa.
C’è materiale su cui riflettere per cambiare visione e passo.
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